“Il nostro obiettivo è istallare 500 hotspot entro il 2010, per fare della provincia di Roma una di quelle tecnologicamente più avanzata d’Italia”.

Questa è una dichiarazione di Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, infatti ultimamente si sponsorizzano molto gli hotspot su Roma che offrono un’ora di navigazione WI-FI gratuita al giorno, al solo costo dei nostri dati personali ed il tracciato di tutte l’attività della nostra navigazione.

La provincia di Roma prevede d’investire due milioni di euro per creare la rete di hotspot, e si assumerà la responsabilità di registrare gli utenti e conservare le informazioni, questo perché in Italia è in vigore un decreto legge su l’antiterrorismo, il decreto Pisanu, rinnovato ad inizio dell’anno.

Tale decreto, introdotto nel 2005 dopo gli attentati di Londra, obbliga chiunque fornisca un accesso, di tenere un archivio con l’identità degli utenti e i dati relativi al loro traffico Internet, per permettere la consultazione alla polizia.

Attualmente quando forniamo un accesso alla rete, prima di condividerlo, riferendoci alla Legge 31 luglio 2005, n. 155 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, (decreto Pisanu, n.d.r.) recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale” dovremmo schedare tutte le persone che useranno il servizio. Per rispettare tutti I parametri dobbiamo avere una licenza speciale rilasciata dalla polizia ed inoltre appoggiarci ad un’azienda esterna per il tracciamento dei dati.

In parole povere, immaginate di dover fare una telefonata da un vecchio telefono pubblico a gettoni: vi avvicinate, entrate nella cabina, alzate la cornetta e un pubblico ufficiale vi chiede di esporre un documento, registra le vostre generalità, fotocopia la carta di identità e poi, finalmente, mentre registra la vostra conversazione, vi permette di chiamare tranquillamente.

Farebbe uno strano effetto, vero? Come minimo, avremmo la sensazione di vivere in una società non libera e ultra controllata. Purtroppo è ciò che accade in Italia a chiunque voglia connettersi ad Internet.

Non c’è un poliziotto davanti al PC, ma chi vuole accedere deve essere identificato con misure, che solo a pensarle per altri strumenti di comunicazione farebbero ridere. Se poi facciamo il paragone diretto con il bombardamento mediatico sulle intercettazioni telefoniche, dal ridicolo si passa al drammatico. Tornando all’esempio del telefono pubblico faccio notare che questo è uno dei motivi per cui non si trovano più telefoni pubblici a moneta perché sono da considerarsi fuori legge.

Tirando le somme i parametri imposti dal decreto Pisanu, rendono difficile e costoso alle aziende offrire un servizio di accesso ad internet, ed è una delle ragioni principali per le quali da noi è cosi raro avere la possibilità di collegarsi dai luoghi pubblici (hot-spots), e i punti Wi-Fi messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche, non sono altro che una parziale soluzione al problema da loro stessi creato.