Indipendenza del Cyberspace

A distanza di decenni le considerazioni di uno dei membri fondatori della EFF (Electronic Frontier Foundation), John Perry Barlow, difensore delle libertà digitali sono ancora vere, sono ben consapevole che siamo lontani dal raggiungere questi ideali e della continua necessità di difendere la rete, ogni restrizione all’uso del cybespace costituisce una violazione dei diritti umani fondamentali, anche perché internet facilita la piena realizzazione di altri diritti come quello all’educazione, alla partecipazione alla vita culturale e sociale e alla libertà di espressione, oltre a promuovere lo sviluppo della società nel suo insieme. Ripropongo volentieri la dichiarazione di indipendenza della rete. Godetene della sua maestosa potenza comunicativa

Dichiarazione di indipendenza del Cyberspace

Governi del mondo industrializzato, voi decadenti giganti di cemento e di acciaio, Noi proveniamo dal Cyberspace, la nuova casa della Mente. Nell’interesse del Futuro, noi vi chiediamo, uomini del passato, di lasciarci da soli. Voi non siete benvenuti tra noi. Voi non avete alcuna sovranità dove noi ci incontriamo.

Noi non abbiamo eletto un governo e nemmeno desideriamo farlo, per cui noi vi attribuiamo un’autorità non più grande della stessa libertà di espressione. Noi dichiariamo che la società globale che stiamo costruendo è da intendersi per sua natura indipendente dalle tirannie che voi stessi cercate di imporci. Voi non avete alcun diritto su di noi, né tanto possedete alcun mezzo di imposizione che possa farci paura.

I governi derivano il loro potere dal consenso dei governati. Voi non avete mai chiesto il nostro consenso né tanto ve lo abbiamo mai dato. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete nemmeno, come del resto non conoscete il nostro mondo.

Il Cyberspace non ricade dentro i vostri confini giurisdizionali. Non pensiate nemmeno di poterli edificare, come se si trattasse di una cosa pubblica. Voi non potete. Poiché esso è un processo naturale e cresce spontaneamente attraverso le nostre collettive azioni.

Voi non avete preso parte alle nostre grandi e affollate discussioni, così come non avete creato voi lo stato di salute dei nostri mercati. Voi non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, né il nostro codice non scritto di comportamento che da alla nostra società molto più ordine di quanto possiate provvedere voi attraverso le vostre imposizioni.

Voi avete deciso che esistono dei problemi tra noi e che voi dovete risolvere. Voi utilizzate questa scusa per invadere i nostri recinti. Molti di questi problemi non esistono in realtà. Dove esistono veri conflitti, dove avvengono dei torti, noi li individueremo e li risolveremo con i nostri mezzi. Noi stiamo realizzando il nostro proprio Contratto Sociale. Questa nostra forma di governo nascerà secondo le caratteristiche del nostro mondo e non del vostro. Perché il nostro mondo è diverso.

Il Cyberspace è un luogo fatto di transazioni, relazioni e di puro pensiero che si staglia come un’enorme onda nel mare della comunicazione. La nostra è una realtà che va oltre il mondo dei nostri corpi, un mondo, appunto, che si trova ovunque e allo stesso tempo da nessuna parte.

Noi stiamo creando un mondo dove tutti posso accedere senza privilegi o pregiudizi indotti dalla razza, dal potere economico e militare o dal luogo di nascita. Noi stiamo cercando di creare un mondo dove chiunque e ovunque possa esprimere la propria opinione, non importa quanto personale, senza paura che questa non venga ascoltata o costretta ad conformarsi.

I vostri concetti di proprietà, espressione, identità, movimento e ambiente non sono applicabili nel nostro contesto. Essi sono infatti basati sulla materialità delle cose. Qui nulla è materiale.

Le nostre persone non hanno un corpo, sicché, a differenza di voi, noi non possiamo stabilire l’ordine attraverso la coercizione fisica. Noi crediamo che grazie ad un’etica individuale unitamente ad un senso della comunità il nostro progetto emergerà. I cittadini del nostro mondo virtuale possono attraversare con molta facilità i vari confini delle vostre singole giurisdizioni. L’unica legge che essi riconoscono in conformità alle loro singole culture di provenienza è la legge Aurea sulla base della quale speriamo di potere costruire le singole soluzioni ai nostri problemi. Certamente non possiamo accettare quelle soluzioni che ci vengono imposte.

Negli Stati Uniti, voi avete oggi creato una legge, la riforma del sistema delle telecomunicazioni, che ripudia la vostra stessa costituzione ed insulta il sogno di uomini come Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville, and Brandeis. Questi sogni devono adesso tornare a realizzarsi con noi.

Siete terrorizzati dai vostri stessi figli che vivono in un mondo, il Cyberspace, che conoscete appena e affidate alla burocrazia la vostra responsabilità di genitori perché troppo codardi per confrontarvi direttamente con loro. Nel nostro mondo tutti i sentimenti e le umane espressioni, dalle più basse a quelle più elevate, costituiscono un tutt’uno all’interno della comunicazione globale attuata attraverso bits. Non possiamo separare l’aria sporca che respiriamo da quella che sostiene gli angeli in cielo.

In Cina, Gemania, Francia, Russia, Singapore, Italia e negli Stati Uniti, voi state cercando di tenere lontano il virus della libertà ergendo posti di vigilanza lungo le frontiere del Cyberspace. Queste potranno tenere lontano il contagio per un breve periodo di tempo ma, in un mondo che si appresta ad essere avvolto dalla comunicazione digitale, questo rimedio non può funzionare.

Le vostre obsolete industrie dei media perpetueranno la loro decadenza proponendo leggi, in America ed altrove, che proclamano loro stessi come depositari della parola nel mondo. Queste leggi renderanno le idee alla stregua dei prodotti industriali, non più nobili di un maialino di ferro. Nel nostro mondo, qualunque creazione della mente umana può essere riprodotta e distribuita all’infinito senza alcun costo. La diffusione del pensiero non ha più bisogno delle vostre industrie per essere compiuta.

Queste ostili e crescenti misure attuate contro di noi, ci pongono nella stessa situazione dei primi coloni che, amanti della libertà e dell’autodeterminazione, rigettarono l’autorità di un potere distante ed arrogante. Dobbiamo dichiarare la nostra indipendenza dalla vostra sovranità che non si estende alle nostre vite “virtuali”, benché i nostri corpi continueranno a sottostare alle vostre leggi materiali. Noi ci moltiplicheremo su tutto il Pianeta in modo che nessuno potrà così arrestare i nostri pensieri.

Fonderemo nel Cyberspace una nuova civiltà della Mente.

Che questa possa risultare più umana e tollerante del mondo che i vostri governi hanno eretto.

8 Febbraio,1996