Con l’espandersi della rete e il continuo avvicinarsi alle tecnologie della telecomunicazione ad un sempre più vasto pubblico si sottovalutano alcuni problemi legati ai rapporti interpersonali, soprattutto la mancanza di rispetto reciproco che è alla base della convivenza civile.
La maggior parte delle persone che scrivono in rete non ha soldi da buttare e neppure l’abitudine ad essere denunciata o querelata da un potente, che paradossalmente può usare anche fondi a carico dello Stato, ciò denaro del cittadino per farsi difendere da avvocati di grido.
Personalmente di cose scomode ne conosco e scritte parecchie, ma sempre documentandomi prima di esprimere le mie opinioni, sarà forse per questo che non ho mai, ne fatto, ne ricevuto una querela, almeno finora.
Ritengo questo tipo di atteggiamento una forma d’intimidazione per tappare la bocca. Spesso con la ricerca del pelo nell’uovo e quasi mai su argomenti specifici, dopo di che se va bene si infanga l’avversario e si porta a casa un piccolo tesoretto a discapito dello stipendio di un povero diavolo.
Di solito chi agisce in questo modo sono i rappresentanti delle cosiddette istituzioni, mai i cittadini. Di solito vengono usati questi mezzi in mancanza di altre argomentazioni per finire sui giornali di regime e fare la figura dell’innocente. Insomma di solito si querela la verità, mai la menzogna.
La querela serve ai potenti perché è un’arma da ricchi.
Ma nel mondo virtuale le regole sono diverse, esiste la Netiquette che non sono delle leggi per le quali qualcuno vi perseguirà, ma soltanto delle regole per il vivere civile in rete, nessuno potrà mai fucilarvi per quello che scrivete, ma la vostra immagine di certo non crescerà, anzi nella maggior parte delle volte sarete ignorati, se non peggio, cacciati al gruppo nel quale non rispettate le altre persone.
Ma come comportarsi con delle identità fantasma che minacciano di denunciarvi?
Per me è già svilente vedere il cyberspazio invaso da troll e fake che replicano in maniera ossessiva le non informazioni o propaganda in genere, ma tutto mi sarei aspettato che ricevere un commento intimidatorio per il nulla cosmico da parte di quello che presumo essere un fake della polizia postale, riporto il commento così come è stato inserito togliendo soltanto i dati sensibili;
Al signor Alberto Magarelli : La sollecitiamo in qualità di membro iscritto al gruppo facebook ( gruppo sottoposto ad indagini preventive ) di presentarsi ( munito di documento di riconoscimento ) alla sezione:
… omissis …
In caso di inadempienza o inosservanza di questa segnalazione si procederà oltre ad eventuali sanzioni a procedimenti amministrativi e penali.
Per chi non lo sapesse in Italia abbiamo norme che tutelano l’identità dell’individuo, tuttavia le leggi attuali non sono strutturate per le nuove tecnologie della comunicazione ma l’art. 494 Codice penale intitolato “Sostituzione di persona” recita testualmente:
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica con la reclusione fino a un anno
mentre l’art. 167 del Codice in materia di protezione dei dati personali prevede la reclusione da sei a diciotto mesi o, se il fatto consiste nella comunicazione o diffusione, con la reclusione da sei a ventiquattro mesi per chiunque al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento illecito di dati personali.
Le informazioni riportate si possono trovare tranquillamente in rete, questa vicenda alla quale non ho dato molto peso mi permette però di riaprire una questioni che andrebbe risolta nella giurisprudenza Italiana, non sono avvocato e non né ho e preferirei non averli, ma sono consapevole che fa parte del gioco.
Conosco persone che sono state querelate per diffamazione, questo può capitare sempre più spesso in quanto scrivere in rete è diverso del vaffanculo detto in faccia, ormai sono tutti testimoni e giudici delle discussioni e le leggi in materia sono troppo ambigue e desuete per essere prese in considerazione nel web.
Loro conoscono il gioco e ne approfittano, troppo comodo infangare, spaventare e cavarsela con le sole spese processuali per coloro che telefonare al proprio avvocato è come chiamare un amico per andare a cena.
Per giunta c’è anche chi chiede un indennizzo economico, allora a questo punto chi fa la querela dovrebbe depositare in anticipo l’intera somma richiesta su un conto a disposizione del Tribunale.
Se perde la causa, il deposito servirà a risarcire il querelato e vedrete che il gioco cambia completamente.
Ma ricordate la querela è un’arma da ricchi.
Per chiudere ritorno sul tema dei messaggi intimidatori che girano in rete, consigliandovi di non allarmavi più di tanto, questa è una tecnica per colpire maggiormente chi è in buona fede, la migliore risposta è ignorare completamente questo tipo di atteggiamento, vi faccio un esempio estremo, alcuni criminali usano questa tecnica per recuperare denaro con le carte di credito inviando messaggi spacciati per polizia postale o altro nei sito porno, il malcapitato di turno come può essere un padre di famiglia in cerca di attimi di svago, viene psicologicamente violentato ed in molti cadono nella trappola, un po’ per vergogna, un po’ per ingenuità o senso di colpevolezza, fornendo le informazioni della propria carta di credito, mentre basterebbe semplicemente scriversi il sito su carta e chiudere il browser (anche usando i tasti Alt+F4) e con calma informare le istituzioni.
Vi lascio con una domanda provocatoria, ma le seghe mentali rendono ciechi?