“Bene o male, l’importante è che se ne parli”
Forse questa affermazione era buona per un artista negli anni 70 per suscitare forti polemiche e lanciare giudizi radicali, andava anche bene per portare fama e gloria, ma oggi per una reputazione nel web non si può dire la stessa cosa.
Si possono attuare tutte le strategie della comunicazione conosciute per rafforzare la reputazione, ma questo rimane un’impresa difficile in un contesto saturo di informazioni e con un bombardamento mediatico costante provenienti da ogni direzione, non bastano neanche i comunicati nel proprio sito istituzionale perché i primi che vengono ignorati dalle persone sono proprio le comunicazioni ufficiali.
Allora che fare?
Si può essere apprezzati per una campagna che colpisce, ma non è detto che gli utenti acquisteranno o saranno sodisfatti di ciò che proponete. Nel cyberspazio il credito maggiore sono le opinioni delle persone comuni espresse in forma libera, ed è proprio da qui che arriva il pericolo maggiore per chi della propria reputazione ne fa uno stile di vita, perché chiunque può far partire una bomba mediatica se non si è coerenti con ciò che si propone o comunica.
La rete è in constante evoluzione, un tempo serviva avere delle competenze specifiche, realizzare un sito per poter inserire dei contenuti e farsi rispondere dagli utenti per controllare la propria reputazione, ma adesso neanche più quello può salvarvi, perché ad ognuno basta collegarsi e lasciare un commento, sul proprio profilo di un social network, in un forum o su un sito di settore per vanificare tutta la vostra credibilità, non conta più da dove è partito il primo commento, perché tutto può essere collegato e ripubblicato in automatico ovunque.
Questa è la forza della diffusione in rete ed è incontrollabile e virale, può raggiungere moltissime persone e rovinare così il lavoro di anni in pochissimo tempo se non si reagisce immediatamente. Chi di mestiere vive nell’attirare la folla su notizie come fanno i giornali, ci insegna che la massa preferisce credere sempre più facilmente alle frivolezze che affrontare discorsi impegnativi e che alle persone piace discutere di scandali prima ancora di cercare notizie fondate.
Cosa si può fare per tutelare la propria reputazione?
Per una società c’è la possibilità di farsi seguire dalla propria agenzia di comunicazione oppure rivolgersi a società che offrono questo servizio, oppure si possono acquistare software o utilizzare tool per controllare la reputazione web e formare una persona all’interno dell’azienda che in questo caso fornirebbe notizie fresche ogni giorno, ma anche cosi non è detto che le notizie siano state comprese correttamente o si sia cercato dappertutto, ed in fine resta in sospeso la domanda più importante, cioè, una volta trovata la critica cosa fare?
Le società all’avanguardia sono già predisposte per affrontare questo tipo di incognite, perché sanno dove e come cercare e nel momento in cui emerge il problema possono intervenire, si può pubblicare tutti i testi necessari per smentire la notizia o appianare la polemica in corso e con un buon SEO. Figura ormai riconosciuta come di rilievo in una organizzazione che intende usare la rete come canale promozionale delle proprie attività, con buon SEO è possibile far crescere la posizione delle notizie rispetto a quelle diffamatorie.
Che succede se ad essere denigrando è il singolo cyber cittadino?
Il discorso al riguardo è esteso perché le persone normali non hanno strutture che possano tutelare la propria reputazione, ed il cyberspazio è troppo vasto e in continuo cambiamento per poter intervenire in ogni e dove, se poi in questo scenario inseriamo le guerre di opinioni su argomenti di carattere generale che si creano frequentemente il gioco è fatto e senza possibilità di recupero specialmente se chi lancia anatemi è spalleggiato da un gruppo di esseri non pensanti che prima ancora di chiedere le motivazioni a chi sproloquia o al diretto interessato, agisce di branco senza considerare le ripercussioni che avranno sul gruppo alla quale credono di appartenere o alla persona attaccata, ciò comporta anche un appiattimento dei livelli di attendibilità anche per chi non si espone perché ritiene la tematica improduttiva, ma vediamo quali sono i livelli di appartenenza del singolo cyber cittadino all’interno di un’aggregazione virtuale.
Parto dal presupposto che ogni persone che entra nel cyberspazio tende per natura a cercare di aggregarsi in gruppi più o meno eterogenei, questo è naturale dopotutto siamo animali sociali e il virtuale non fa eccezione, chi interagisce in rete è mosso principalmente dal bisogno di comunicazione e la necessità di confronto, c’è anche chi usa il cyberspazio al solo fine propagandistico ma difficilmente si potrà avere uno scambio di informazioni con persone indottrinate o senza curiosità per questo motivo tali profili non rientrano in questo testo, come anche multinick, fake e troll, sta a voi che partecipate alle discussioni valutare come comportarvi di volta in volta.
Per garantire la democraticità all’interno del gruppo, l’assenza di verticismo e dirigismo e allo stesso tempo ridurre drasticamente il rischio di strumentalizzazione da parte di elementi ostili, o d’inquinamento da parte di questi ultimi delle politiche del gruppo ed evitare che elementi dannosi di altro genere come possono esserlo dei buontemponi che possono incidere negativamente nel gruppo, bisogna saper interpretare i diversi livelli di appartenenza, tra di essi devono essere considerati almeno i seguenti:
1. Untrusted (non certificati): sono i membri che si iscrivono alle discussioni e che devono guadagnarsi ancora la fiducia degli altri.
2. Trusted (certificati): sono i membri che hanno contribuito in passato e continuano a contribuire fattivamente alle attività del gruppo. Sono stati accertati e accettati dal resto del gruppo che ha certificato che questi possiedono i requisiti che saranno decisi dal gruppo stesso.
3. Authoritative (Autorevoli): persone che detengono un credito tale da essere considerate delle autorità morali, al di sopra ogni sospetto e come tali possono e devono essere destituibili. Le persone non certificate non dovrebbero avere diritto di voto, in questa maniera non possono incidere sulle dinamiche del gruppo, ma possono dare il loro prezioso contributo partecipando attivamente alle discussioni e proponendo iniziative. In questo modo possono guadagnarsi la fiducia degli altri. Inoltre, questi devono poter diventare membri certificati quando soddisfano i requisiti oggettivi e facilmente valutabili dagli altri. Le persone autorevoli non dovrebbero eccedere o schierarsi per una determinata frazione tra i membri Trusted.
Quanto espresso fin qui è frutto delle mie esperienze nel costruire gruppi in rete, c’è da dire anche che il livello acquisito dal cyber cittadino nel cyber spazio non è per sempre, un membro certificato può perdere il suo status e tornare non certificato. Questo avviene in varie maniere in base al regolamento che il gruppo stesso si è dato, come per esempio, per mezzo di elezioni apposite richieste da un certo numero di altri membri certificate con meccanismi di richiesta di destituzione, la persona oggetto del tentativo della destituzione deve ovviamente avere la possibilità di esporre pubblicamente la sua versione dei fatti, in modo paritario rispetto l’accusa e a quel punto tutti potranno decidere anche se destituire l’accusante per il danno fatto a tutto il gruppo, resta inteso che i membri autorevoli sono sempre anche membri certificati. Per cui, ogni volta che in rete si parla con persone conosciute in determinati aree sono da includersi anche gli autorevoli che possono intervenire per evitare o accentuare le tensioni nei momenti delicati al solo fine di rafforzare tutti i partecipanti comprese le persone che si affacciano per la prima volta in questo nuovo universo che adoro chiamare cyberspazio.
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