Il movimento nativo digitale

Il movimento 5 stelle, che è nato dalla rete e che utilizza quotidianamente la rete come l’elemento essenziale per le discussione e l’organizzazione della propria attività politica portando avanti le battaglie, è una delle poche realtà native digitali, ed è nella rete la sua struttura portante non avendo gerarchie ma nodi di rete interconnessi con ruoli e prerogative diverse che dialogano in modo distribuito. I vecchi partiti sono nati e cresciuti in un mondo di comunicazioni unidirezionali e oligopolistica, nel quale il controllo dei contenuti implica anche la gestione del consenso e con questa forma mentis si sono riversati nella rete cercando il controllo, quindi è normale che non comprendono i meccanismi che hanno permesso l’affermazione del Movimento 5 Stelle, imputando a Beppe Grillo di controllare la rete come la politica fa con i media tradizionali. Nel nostro programma sono inseriti alcuni punti specifici per garantire la libertà d’espressione e l’accesso a Internet per tutti partendo dalla cittadinanza digitale per nascita, accesso gratuito alla rete per i servizi di base e la nazionalizzazione della dorsale per la copertura nazionale della banda larga.

Oggi più che mai il vecchio sistema politico ha scoperto la rete, di conseguenza la politica si trova costretta ad intervenire in un mondo che non gli appartiene. I proclami fatti da chi ha guidato il paese fino ad ora, agli occhi del cittadino, vengono percepiti come retorica che serve soltanto da cortina fumogena, per annebbiare ulteriormente le menti di un popolo dormiente, e coloro che affrontano queste tematiche vengono accusati di qualunquismo e antipolitica senza troppo approfondire.

Ma diciamoci le cose chiaramente, la “‘politica” è diventata un possesso, non un fare o un essere, una proprietà egoistica da difendere, ed è in questo giocoforza che si cerca di restringerla: “possesso esclusivo ed escludente”, un potere assoluto, finché non diventa il contrario di quello per cui era nata e cioè la ricerca del bene comune.

Mentre queste lobby di potere cercano con tutte le forze di squalificare ogni voce antagonista come l’antipolitica, nella rete succede che si sputtanano a tal punto che “politica” diventa sinonimo di corruzione, di menzogna, di prevaricazione, di dittatura, e l’antipolitica sempre più sinonimo di libertà, liberazione, rinnovamento, pulizia morale, partecipazione, rinascita, a dimostrazione che non sono i suoni o le condanne a creare il senso delle parole, ma le opere e gli scopi di chi le porta avanti.

Ed è allora che la Cyber Politica può essere considerata la vera antipolitica.

Nel senso più comune il termine antipolitica definisce l’atteggiamento di coloro che si oppongono alla politica giudicandola pratica di potere e, quindi, ai partiti e agli esponenti politici ritenendoli, nell’immaginario collettivo, dediti a interessi personali e non al bene comune, fornendo un immagine di lotta al mantenimento della poltrona, come dire … gente dal culo prensile.

La rete non è né democratica, né dittatoriale, semplicemente mal reagisce alle forzature, tutti possono fare politica nella rete, ma la presunzione e le forzature per rappresentare tutti si pagano care, anche se i principi di base sono positivi. Per questo ogni iscritto al movimento può scegliere il proprio portavoce liberamente. Scegliamo on line per le liste elettorali per le elezioni politiche, ed ogni persona può attribuire tre preferenze ai candidati della loro circoscrizione.

Il voto è individuale e bisogna evitare che sia pilotato da fantomatiche assemblee o comitati, entrambi esclusi categoricamente dal Non Statuto.