Può capitare che arriva una telefonata e al momento non ne comprendi il fine, quella richiesta d’informazioni su un mondo estraneo alla realtà dei media classici, mi era già capitato in passato di ricevere richieste del genere ma sempre in ambito di tematiche ben precise come quella dell’inchiesta sulla banda larga lumaca.
E’ la prima volta che vengo interpellato non per le mie conoscenze su ambiente, energie rinnovabili, infrastrutture tecnologiche, libertà d’informazione o connettività in genere, ma su una tematica prettamente “politica” nazionale come quella dei dissidenti del movimento 5 stelle.
Riporto il testo integrale uscito su left.
Un candidato è per sempre.
Chi vuole presentarsi alle primarie dei 5 stelle deve essere un militante che ha già partecipato alle amministrative. Non solo: deve anche aver perso. In questo i grillini sono senz’altro diversi dai partiti tradizionali, che fanno la gara per accaparrarsi i vincenti. Loro, invece, candidano i trombati, considerandoli non intenzionati a cumulare cariche, visto che non ne hanno. Il quartier generale ha inviato solo a loro un e-mail col modulo per registrarsi e candidarsi a rappresentare il movimento in Parlamento. A votarli, esprimendo tre preferenze on line, saranno coloro che risultano iscritti al portale di Grillo entro il 30 settembre. Le regole delle primarie, dettate dal comico con il “Comunicato numero 53”, non sono piaciute a tutti. Non tutti i militanti credono che sia giusto bloccare l’entrata a chi non è mai stato in lista. Se la democrazia è partecipazione, scrivono sui blog e facebook, anche chi tiene in vita i meetup e lancia iniziative sul territorio deve essere abilitato a rappresentare il Movimento. «Chi fa polemica confonde il mezzo con il fine», sostiene Vito Crimi, ex candidato governatore dei 5 stelle in Lombardia. «Andare in Parlamento non è l’unico modo di realizzare i nostri obiettivi. Le regole servono a porre un freno all’ondata di opportunismo seguita ai nostri risultati elettorali. Non si può aprire la porta a una valanga di “io speriamo che mi candidi”».
È vero che adesso spuntano gli opportunisti – conferma Alberto Magarelli, cyber attivista ed ex candidato a Roma – ma è anche vero che sappiamo scansarci quando è il momento. Per questo, forse, non c’era bisogno di regole tanto rigide». Secondo Magarelli i 5 stelle non condannano a pene definitive neanche i dissidenti. «Il Ps, post scriptum, che Grillo invia ai diffidati non è un’espulsione, ma solo il divieto di usare il simbolo. Ma i consiglieri possono restare al loro posto. È così che funziona il movimento, che è fatto di “non accreditati”, “certificati”, e “persone autorevoli”. C’è posto per tutti, quello che ti discrimina è la coerenza». Anche lui riconosce che il comunicato 53 stona, perché così i “giovani” si trovano davanti al muro dei “vecchi” che ragionano con una logica partitica.
«I vecchi e cioè i fondatori – spiega Giuliano Santoro, autore di Un Grillo qualunque (Castelvecchi) – hanno un background più di sinistra. Col crollo del PdL a Nord, sono arrivate nuove leve, più di destra». Sarebbero proprio questi ultimi, oggi, a lamentarsi per le barriere all’entrata. Non i dissidenti che hanno fatto infuriare Beppe, Favia e Salsi, ribattezzati addirittura “i comunisti”.
Loro non potranno candidarsi, ma voteranno. Voterà anche Valentino Tavolazzi, il primo ad essere stato raggiunto da un “Ps” di Grillo, consigliere della lista Progetto per Ferrara. «Le regole sono calate dall’alto e la base elettorale è troppo ristretta», ci dice Tavolazzi, che non è più autorizzato a parlare per il movimento. «Però i 5 stelle sono l’unica formazione che fa le primarie per tutti i candidati al Parlamento. Solo che nel 2010 stabilimmo le regole per votazione, stavolta no». Ma allora non c’era in ballo Montecitorio, e Grillo poteva lasciare liberi i territori.
Stavolta il vertice interviene due volte: alla fonte e alla foce. «Dopo le votazioni on line ci sarà una scrematura dei candidati da inserire nelle liste», spiega Magarelli. E gli iscritti che possono votare, quanti sono? Più di 200mila dicono i grillini, ma non vogliono specificare quanti.
Quello che sembra certo, invece, è che prima delle selezioni nazionali ci saranno le primarie regionali. In Lombardia, dice Crimi, saranno pronti per la fine di novembre. «Tutto avverrà on line. Al primo turno sceglieremo 80 candidati e al secondo selezioneremo chi correrà per la presidenza». Le regole sui territori sono diverse, spesso più morbide. A Roma, dove la frattura del movimento è evidente in almeno 4 municipi, si è stabilito che alle regionali potrà candidarsi chi dimostri di avere almeno 6 mesi di attivismo. «E poi se qualcuno non ci piace è la rete stessa ad escluderlo. Bastano i commenti su internet a capire se una persona ha l’approvazione del gruppo».
Tante le smentite, dunque, poche le informazioni. Non si sa quando inizieranno le primarie grilline e non si sa neanche se le regole cambieranno. A Ferrara e Bologna si è parlato molto della piattaforma digitale creata dai Pirati europei, e il fervore dei dissidenti era tale che Grillo ha deciso di prevenirli depositando a suo nome il marchio Pirati a 5 stelle. Il Partito dei Pirati italiani, però, esiste già e si riunisce questo 17 novembre a Roma. Chissà se parteciperanno anche i dissidenti grillini. Gli stessi che il 24 novembre parteciperanno all’incontro dei cittadini 5 stelle di San Benedetto del Tronto. Nella città marchigiana si promette di esaminare le regole delle primarie, dando seguito all’incontro di Rimini di marzo. In cui – dicono i fedelissimi di Grillo – gli scissionisti hanno cominciato a contarsi. La corsa è appena iniziata